La patologia della cuffia dei rotatori è la causa più comune di dolore alla spalla osservata dai medici e si stima che colpisca fino al 50% delle persone di età pari o superiore a 75 anni. Si prevede dunque che l’incidenza aumenti anche nei prossimi anni, con l’invecchiamento progressivo della popolazione. Per la verità, “patologia della cuffia dei rotatori” è un termine generico, che include un’ampia gamma di condizioni fisiopatologiche, tra cui tendinite o tendinopatia, tendinite del sovraspinato, sottospinato o sottoscapolare, borsite subacromiale e rotture parziali e complete della cuffia dei rotatori: non c’è uniformità nel modo in cui queste condizioni sono etichettate e definite. Tra gli studi controllati pubblicatia per la patologia della cuffia dei rotatori, la definizione più comunemente usata si basa sulle caratteristiche cliniche e include la presenza di dolori e segni di impingement.
In questo contesto, è stata condotta una review dagli esperti della Cochrane Rehabilitation, il field di Cochrane che fa da ponte tra le evidenze scientifiche pubblicate nella letteratura scientifica e tutti i professionisti che si occupano di riabilitazione.
Gli autori della revisione hanno incluso 32 studi effettuati su 2.281 partecipanti, nella maggior parte dei quali la malattia della cuffia dei rotatori si accompagnava a depositi calcifici sui tendini.
Dodici studi hanno confrontato la terapia con onde d’urto rispetto al placebo, 11 la terapia con onde d’urto ad alte dosi (da 0,2 mJ/mm² a 0,4 mJ/mm² e oltre) con la terapia con onde d’urto a basso dosaggio. Singoli studi hanno confrontato la terapia con onde d’urto con l’iniezione di glucocorticoidi guidata da ultrasuoni, l’iniezione di acido ialuronico guidata da ultrasuoni, la stimolazione nervosa elettrica transcutanea (Tens), nessun trattamento o esercizio; altri hanno esaminato diversi metodi di erogazione della terapia ad onde d’urto.
Le conclusioni non premiano certamente questo tipo di approccio terapeutico: «nelle persone con patologia della cuffia dei rotatori, con o senza calcificazioni, la terapia con onde d’urto può non fare la differenza nel ridurre il dolore in misura significativa. Questa terapia probabilmente fa una differenza minima o nulla nel migliorare il dolore e la funzione se confrontata con il placebo. C’è inoltre incertezza se le onde d’urto aumentino gli effetti avversi, e se ai dosaggi più alti ci siano più effetti collaterali rispetto ai dosaggi più bassi».
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia