Dallo 0,5% al 3% dei pazienti sottoposti a intervento chirurgico sperimenta un’infezione in corrispondenza o in prossimità del sito di incisione chirurgica (Ssi, surgical site infection). Queste infezioni comportano un prolungamento del ricovero ospedaliero dai sette agli undici giorni (1). I fattori che contribuiscono al rischio di Ssi sono molti, pertanto la prevenzione di queste infezioni è complessa e richiede l’integrazione di una serie di misure preventive prima, durante e dopo la chirurgia. Tuttavia, l’implementazione di queste misure non è standardizzata in tutto il mondo. Da qui l’importanza delle Strategies to Prevent Surgical Site Infections in Acute Care Hospitals, redatta da alcuni tra i principali esperti statunitensi. L’intento del documento è di evidenziare raccomandazioni pratiche in un formato conciso e facilmente implementabile dal personale ospedaliero. Pubblicate per la prima volta nel 2014, sono state ora aggiornate con alcune novità di rilievo (2).
La prima delle pratiche essenziali consigliate riflette la più rilevante delle novità introdotte in questa revisione: non ci sono prove che la continuazione degli antibiotici dopo che l’incisione è stata chiusa prevenga le infezioni del sito chirurgico. Di conseguenza, la somministrazione degli antibiotici prima e durante l’intervento chirurgico dovrebbe essere interrotta immediatamente dopo la chiusura dell’incisione.
Michael Calderwood, responsabile della qualità al Dartmouth Hitchcock Medical Center di Lebanon, nel New Hampshire, e primo autore del documento, ha spiegato che le Ssi comportano una probabilità di decesso fino a undici volte maggiore dopo l’intervento chirurgico, ma che per oltre il 60% si potrebbero prevenire seguendo le linee guida basate sull’evidenza. «La nostra speranza – ha dichiarato Calderwood – è che gli ospedali e i team sanitari rivedano le loro pratiche di prevenzione adottando nuovi standard mirati a ridurre al minimo queste infezioni».
Oltre alla sospensione anticipata degli antibiotici, una delle altre raccomandazioni contenute nella linea guida riguarda i pazienti che segnalano un’allergia alla penicillina: in questo caso si può tranquillamente somministrare cefazolina invece di antibiotici alternativi, che sono meno efficaci contro le infezioni chirurgiche.
Si consiglia inoltre di riservare la vancomicina a situazioni specifiche, per esempio quando è noto che il paziente è colonizzato da Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (Mrsa), in particolare se l’intervento chirurgico coinvolge materiale protesico.
Si raccomanda di decolonizzare i pazienti con un agente antistafilococcico nel contesto preoperatorio per procedure ad alto rischio, in particolare interventi chirurgici ortopedici e cardiotoracici.
Dopo l’intervento, i livelli di glucosio nel sangue devono essere monitorati e mantenuti tra 110 e 150 mg/dL, perché livelli glicemici più elevati nel contesto post-operatorio sono associati a tassi di infezione più elevati.
Un’altra raccomandazione è rivolta in particolare ai chirurghi ortopedici che, in caso di interventi di artroplastica, dovrebbero considerare l’uso della terapia a pressione negativa, poiché le evidenze hanno dimostrato che queste medicazioni riducono le probabilità di infezioni del sito chirurgico.
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia
Bibliografia:
1. Seidelman JL, Mantyh CR, Anderson DJ. Surgical site infection prevention: a review. Jama. 2023 Jan 17;329(3):244-252.
2. Calderwood MS et al. Strategies to prevent surgical site infections in acute-care hospitals: 2022 Update. Infect Control Hosp Epidemiol. 2023 May;44(5):695-720.