Com’è noto, durante le procedure chirurgiche, la distruzione termica dei tessuti crea i cosiddetti fumi chirurgici, contro cui le maschere standard degli operatori non costituiscono una protezione sufficiente. Ai fumi si aggiungono quantità notevoli di disinfettanti dispersi nell’aria, con cui formano un cocktail di sostanze alle quali i medici, gli infermieri e altro personale ospedaliero sono esposti nelle sale operatorie durante interventi di elettrochirurgia e chirurgia laser.
È intuibile che questa esposizione non sia salutare e ora un nuovo studio condotto presso la Boston University School of Public Health, di cui dà notizia la rivista Jama Network Open, ne dà la conferma, mostrando che a lungo termine può aumentare in modo significativo il rischio di sviluppare broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco).
La ricerca si è focalizzata sugli infermieri e ha scoperto che il rischio è variabile in funzione del tipo di occupazioni svolte e del tempo passato in sala operatoria. Chi vi ha lavorato per 15 o più anni ha visto aumentare del 69% la probabilità di sviluppare Bpco rispetto ai colleghi che erano addetti ad altre mansioni, ricoprendo per esempio ruoli amministrativi o nella formazione infermieristica.
Il risultato è frutto dell’analisi dei dati sulla storia lavorativa in sala operatoria e sull’incidenza della Bpco relativamente a 75.011 infermieri che hanno svolto la loro attività negli ospedali statunitensi a partire dal 1984.
«Una delle sfide intrinseche nella valutazione dei rischi per la salute prodotti dai disinfettanti e dal fumo chirurgico è la difficoltà di misurare con precisione l’esposizione per un lungo periodo di tempo e in una vasta popolazione – ha dichiarato l’autore principale dello studio Wubin Xie –. I nostri risultati, basati sui dati di un’ampia coorte di infermieri, mostrano che l’esposizione professionale a lungo termine a questi agenti normalmente presenti nelle sale operatorie porta a un rischio significativamente più alto di sviluppare la Bpco».
Secondo i ricercatori, sebbene i dati analizzati nello studio riflettano principalmente le condizioni di lavoro in sala operatoria durante gli anni Ottanta, i risultati sono applicabili anche alla situazione e alle sale operatorie di oggi. Infatti, l’utilizzo di disinfettanti è aumentato negli ultimi decenni e ci sono poche prove che il rischio del fumo chirurgico si sia ridotto. «La chirurgia laparoscopica, che genera molti fumi, viene oggi eseguita in una gamma più ampia di procedure e le mascherine indossate dagli operatori, come le N95, non sono in grado di bloccare i piccoli particolati di fumo chirurgico» ha detto Xie, facendo notare che sono ancora poche le sale operatorie dotate di sistemi efficienti di evacuazione dei fumi, in grado di catturare gli aerosol e i gas emessi durante le procedure.
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia