Due semplici interventi chirurgici per le ulcere diabetiche del piede ne hanno drasticamente migliorato la risoluzione, con poche recidive e una riduzione delle complicanze, della mortalità e delle spese sanitarie. Sono i risultati di uno studio inglese presentato a Stoccolma in occasione dell’ultimo congresso della European Association for the Study of Diabetes (Easd).
«Sappiamo che sono possibili diverse complicazioni delle ulcere del piede diabetico, inclusa la sepsi, con frequenti amputazioni e preoccupanti tassi di mortalità – ha ricordato l’autore senior Adrian Heald, della Salford Royal NHS Foundation Trust, presso Manchester –. Nella nostra clinica, abbiamo da tempo incluso i chirurghi ortopedici nella gestione delle ulcere del piede diabetico. Abbiamo deciso di avviare una sperimentazione per dimostrare la bontà della nostra scelta».
Lo studio prospettico ha coinvolto 37 pazienti con ulcere diabetiche del piede, presi in carico tra aprile 2019 e ottobre 2021, nessuno dei quali presentava ulcere infette, ischemia critica degli arti o artropatia acuta di Charcot: 12 sono stati sottoposti a tenotomia del dito del piede, 10 ad allungamento del tendine d’Achille e 15 sono stati trattati in modo conservativo.
Il tempo medio di risoluzione dell’ulcera è stato di 3,3 settimane nel gruppo con tenotomia dell’alluce e di 4,5 settimane tra coloro che sono stati operati al tendine d’Achille, rispetto alle oltre 52 settimane richieste da molti dei pazienti non sottoposti a chirurgia. Infatti, alla fine del periodo di follow-up, durato almeno un anno, le ulcere sono risultate completamente risolte in tutti i pazienti operati, ma solo nel 36% degli altri.
Le tenotomie non hanno dato luogo ad alcuna recidiva, che invece si sono verificate nel 10% degli interventi al tendine achilleo. Riguardo alle complicanze, nessuno dei pazienti dei gruppi chirurgici è stato ricoverato in ospedale per sepsi del piede e nessuno è deceduto, rispetto al 46% di ospedalizzazioni e al 40% di decessi avvenuti nel gruppo di controllo con trattamento conservativo. La tenotomia non si è associata a nessun caso di amputazione, che invece è stata necessaria nel 10% nel gruppo di allungamento del tendine d’Achille e nel 46% tra coloro che non erano stati sottoposti ad alcun intervento chirurgico.
Come si vede, i risultati sono stati notevoli, nonostante la disomogeneità nei pazienti assegnati ai tre gruppi: quelli operati con tenotomia avevano un’età media inferiore (49 anni rispetto ai 70 anni circa degli altri gruppi) e livelli medi di emoglobina glicata A1c più bassi (45.3 mmol/mol, rispetto a più di 60 mmol/mol).
Anche le implicazioni finanziarie dei risultati sono state notevoli. Prendendo in considerazione i tassi di guarigione e le complicazioni, l’intervento chirurgico è costato in media 1.380 euro per paziente, contro 11.280 euro richiesti dalla gestione conservativa: un risparmio dell’88%.
Il prossimo passo indicato dagli autori è uno studio randomizzato controllato che possa confermare i risultati con maggiore autorevolezza.
Renato Torlaschi
Giornalista Tabloid di Ortopedia
Bibliografia:
Blong J, Sharpe A, Cairney-Hill J, Gorman A, Allen M, Haycocks S, Stedman M, Robinson A, Gee E, Heald A. Saving the foot: simple orthopaedic intervention to adjust the mechanics of the ulcerated neuropathic foot improves outcomes by reducing sepsis, amputation and mortality. 58th annual meeting Easd, 2022.