Il trattamento ideale per la frattura dell’omero prossimale dovrebbe permettere una rapida guarigione della stessa senza che insorgano complicanze, ma ad oggi nessuna delle tecniche disponibili ne è esente. Come d’altra parte non può esserlo nessuna procedura medica. Le infezioni del sito d’intervento rimangono senz’altro le complicanze più temute dai chirurghi, in quanto portano ad alti tassi di nuovi interventi correttivi successivi, oltre che a lunghi periodi di trattamento antibiotico, con tutte le conseguenze negative del caso.
L’obiettivo dello studio pubblicato sul Journal of Shoulder and Elbow Surgery da un team di italiani (Davide Blonna, Nicola Barbasetti, Giuliana Banche, Anna Maria Cuffini, Enrico Bellato, Alessandro Massè, Stefano Marenco, Bruno Battiston e Filippo Castoldi) è stato proprio quello di determinare l’incidenza delle infezioni acute dopo il trattamento chirurgico della frattura omerale prossimale, analizzando al contempo i vari fattori che possono influenzare l’insorgere delle infezioni stesse.
Il campione di pazienti sul quale è stato effettuato lo studio multicentrico ha annoverato 452 pazienti suddivisi tra loro a seconda di variabili quali età, sesso, tipologia e lunghezza dell’intervento, comorbilità e fratture concomitanti. Per quanto riguarda le infezioni sono state prese in considerazione solo quelle profonde, le quali comportano un incremento del livello della proteina C-reattiva o un aumento nel numero di leucociti, con sintomi tipici quali febbre e gonfiore esteso. La cura antibiotica è stata condotta con cefalosporine di prima e terza generazione somministrate al campione di pazienti prima dell’intervento chirurgico. Su ciascun paziente è stato inoltre effettuato un trattamento del tessuto epiteliale con iodopovidone (1%) e alcol isopropilico (50%) per provvedere a un’adeguata disinfezione del sito operatorio (su alcuni pazienti, a partire dal 2008, tale trattamento è stato preceduto da un prelavaggio con clorexidina gluconato al 4%).
Il campione di 452 pazienti sul quale si è concentrato lo studio presenta un’età media di 62.9 anni e il 70% è costituito da donne. Il 4% di tale campione ha riscontrato l’insorgenza di infezione acuta post-operatoria, in particolare determinata dalla presenza del batterio Staphylococcus. I risultati ottenuti hanno evidenziato quanto la disinfezione preventiva della pelle riduca significativamente il rischio di incorrere in infezioni durante il post-operatorio, invece la somministrazione di cefalosporine di prima generazione ne aumenta l’incidenza.
Il tipo di riduzione e di fissaggio sono variabili che non influenzano il tasso di insorgenza delle infezioni, mentre una potenziale correlazione si può riscontrare con la durata dell’intervento. Sono dunque consigliate strategie che mirino a ridurre la durata dell’operazione chirurgica all’omero per evitare che si manifestino infezioni batteriche indesiderate.
Inoltre, i pazienti che si sono sottoposti ad operazione entro 48 ore dal trauma sono risultati quelli con la più bassa insorgenza di infezioni acute, mentre se il periodo di attesa aumenta fino a 6 giorni si nota un sostanziale aumento delle infezioni post-intervento (dal settimo giorno, però, la situazione cambia). La presenza di ematomi ed edemi post-trauma non trattati nella prima settimana, unitamente all’impossibilità per il paziente di tenere ben pulita la zona omerale rappresentano infatti terreno fertile per la proliferazione dei batteri e dunque per lo scatenarsi dell’infezione.
I tipi di batteri riscontrati negli episodi infettivi sono stati per lo più il coagulase negative Staphylococcus e il Propionibacterium acnes, i cui tassi di crescita correlati al ritardo nell’esecuzione dell’intervento chirurgico risultano essere non lineari, poiché decrescono dopo una settimana a causa di fattori che non sono stati ancora individuati chiaramente.
In definitiva quello che emerge dallo studio è che il tasso di infezioni riscontrate del 4% è in linea con i dati presenti in letteratura (0-8%) e che i fattori maggiormente incidenti sono la preparazione cutanea pre-operatoria, il tipo di profilassi antibiotica e la durata dell’intervento. Età, sesso, comorbilità e fratture concomitanti non risultano invece incidere più di tanto sull’insorgenza di infezioni nel post-operatorio.
Vincenzo Marra
Giornalista Tabloid di Ortopedia
Blonna D, Barbasetti N, Banche G, Cuffini AM, Bellato E, Massè A, Marenco S, Battiston B, Castoldi F. Incidence and risk factors for acute infection after proximal humeral fractures: a multicenter study. J Shoulder Elbow Surg. 2014 Apr;23(4):528-35.