
Michael McKee
La lussazione acromion-claveare è una delle lesioni alla spalla maggiormente trattate dagli ortopedici; nei casi più gravi si interviene spesso con la chirurgia, ma i pazienti che scelgono un trattamento conservativo soffrono generalmente di meno complicanze e tornano al lavoro prima: lo afferma uno studio pubblicato sul Journal of Orthopaedic Trauma, coordinato da Michael McKee, un chirurgo ortopedico del St. Michael’s Hospital di Toronto.
L’articolazione acromion-claveare, che unisce la clavicola all’acromion, la parte terminale della spina scapolare, appartiene alla più ampia regione anatomica che permette di articolare il braccio rispetto al tronco. Le lesioni a carico di questa articolazione si verificano tipicamente durante la pratica sportiva, ma possono anche essere conseguenza di incidenti o cadute. La gravità della lussazione acromion-claveare si riflette in una classificazione che tiene conto dell’allontanamento dei capi ossei rispetto alla norma.
Per i gradi inferiori, i chirurghi suggeriscono spesso al paziente di indossare per qualche settimana un tutore che immobilizza la regione, invece di sottoporsi all’invasività di un intervento in cui si fa uso di placche e viti. Invece, per le lesioni più gravi il ricorso alla chirurgia è comune ma, come dice McKee, «non ci sono molte evidenze scientifiche ad attestare che si tratti dell’approccio migliore».
L’ortopedico statunitense ha dunque avviato uno studio clinico su 83 pazienti con lussazione dell’articolazione acromion-claveare di gravità media o elevata, suddivisi in un gruppo su cui si è intervenuti chirurgicamente e in un altro assegnato al trattamento conservativo. Durante un follow-up di due anni, gli autori dello studio hanno registrato le complicanze, i livelli di disabilità e la soddisfazione di tutti i pazienti, notando che l’approccio conservativo ha comportato una maggiore mobilità nei controlli effettuati sei settimane e tre mesi dopo la lesione anche se, a sei mesi e due anni, le differenze tra i due gruppi si sono annullate.
«Tre mesi dopo la lesione iniziale – riassume McKee – oltre il 75% dei pazienti che non erano stati sottoposti a intervento chirurgico sono stati in grado di tornare al lavoro, contro appena il 43% di chi invece era passato in sala operatoria».
Inoltre, la chirurgia ha comportato complicazioni gravi in sette dei 40 pazienti operati e di minore entità in altri sette. Nell’altro gruppo le complicanze gravi sono state solo due, dovute peraltro a cadute che hanno prodotto un ulteriore urto all’articolazione lesionata.
Tuttavia, come ricordano gli autori dello studio, la chirurgia ha il vantaggio di rimettere l’articolazione nella giusta posizione e nei pazienti operati le spalle riacquistano una maggiore simmetria. Infatti, dopo un anno, solo il 5% dei pazienti assegnati alla chirurgia ha espresso insoddisfazione riguardo all’aspetto della propria spalla, contro il 16% registrato nell’altro gruppo; e la differenza si è accentuata al secondo anno (4% e 21%, rispettivamente). «Nonostante la soddisfazione riguardo all’estetica debba senz’altro essere considerata – conclude McKee – credo che i chirurghi dovrebbero pensarci molto bene prima di operare una lussazione dell’acromion-claveare, indipendentemente dalla sua gravità».
Giampiero Pilat
Giornalista Tabloid di Ortopedia
Lo studio ha ricevuto finanziamenti da parte della Osteosynthesis and Trauma Care Foundation, the Orthopaedic Trauma Association e Synthes