Nella chirurgia protesica di ginocchio i fattori di rischio maggiori per le infezioni sono il diabete mellito e l’obesità grave. In particolare nelle persone con indice di massa corporeo superiore a 40, le possibilità di contrarre un’infezione dopo un intervento di artroplastica totale di ginocchio sono quattro volte maggiori rispetto ai pazienti con peso normale.
Lo ha determinato una ricerca condotta presso la Southern Medical University di Guangzhou, in Cina, che ha esaminato tutta la letteratura in lingua inglese e cinese sull’argomento.
I risultati, pubblicati su Archives Of Orthopaedic And Trauma Surgery, indicano comunque che l’obesità non è l’unica condizione associata a un maggior rischio di infezione postoperatoria, complicazione che, nonostante i progressi, resta una delle più temute nella sostituzione protesica del ginocchio. Gli algoritmi di mining hanno portato all’individuazione di 548 casi di infezione e 57.223 controlli e l’analisi dei dati ha permesso di determinare l’odds ratio (Or) relativo a ben 15 fattori. L’elevato indice di massa corporeo è uno dei principali e mostra una correlazione lineare con l’occorrenza di un’infezione; uno degli studi esaminati mostra che, tra i pazienti che si sottopongono ad artroprotesi di ginocchio, l’obesità è più frequente nelle donne che negli uomini.
Quasi tutti gli studi selezionati puntano il dito anche contro il diabete mellito e gli autori hanno calcolato un Or di 3,72, ma una ricerca lo valuta fino a 6,87 ed evidenzia un effetto ulteriormente potenziato quando diabete e obesità sono presenti contemporaneamente.
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Altri fattori aumentano il rischio di infezione dopo una sostituzione protesica di ginocchio: l’ipertensione lo accresce di due volte e mezzo e ancora di più se si associa al diabete. Un raddoppio si ha anche in caso di terapia steroidea e a rischiare di più sono i pazienti affetti da artrite reumatoide.
Molti studi convergono nell’indicare che gli uomini sono generalmente a maggior rischio di infezione rispetto alle donne, mentre sono contrastanti i risultati ottenuti riguardo all’età del paziente, che non sembra influire in maniera significativa. Anche la modalità di fissazione (cementata, non cementata, ibrida) non sembra incidere sulla probabilità di contrarre infezione, così come il punteggio Asa (che valuta il rischio anestesiologico).
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