Partendo dalla considerazione che le infezioni periprotesiche rappresentano la principale causa di fallimento degli interventi di artroplastica e che la procedura comunemente adottata per trattarle consiste nella sostituzione in due tempi, con posizionamento temporaneo di uno spaziatore in cemento antibiotato associato a terapia antibiotica sistemica, un gruppo di ricercatori della Mayo Clinic ha verificato in pazienti sottoposti a tale protocollo l’eventuale insorgenza di alterazioni della funzionalità renale nel corso del trattamento. A motivare l’indagine è stata la scarsità di dati clinici in letteratura e l’incostanza di quelli disponibili, che riportano tassi di nefrotossicità variabili dallo 0 al 17%.
Su un totale di 455 interventi per infezione di artroprotesi di ginocchio effettuati in 424 pazienti, che sono stati seguiti in buona parte (87%) in follow-up di lunga durata (in media 6 anni), si sono registrati 86 casi (19%) in 81 pazienti (19%) di insufficienza renale acuta, con esordio prevalentemente a breve distanza (entro il periodo di ricovero) dall’impianto dello spaziatore.
In un sottogruppo di 65 pazienti con preesistente insufficienza renale cronica, definita da valori di filtrazione glomerulare inferiori a 60 mL/minuto, il 45% ha sviluppato un’insufficienza acuta, rispetto al 14% dei pazienti con funzionalità renale normale alla baseline, con un rischio che quindi è risultato cinque volte superiore. Viceversa non si sono riscontrate differenze associate al quadro renale di partenza in termini di gravità della compromissione insorta nel corso della procedura. Una progressione a insufficienza cronica a seguito dell’episodio acuto post-operatorio è stata osservata nel 2% dei pazienti con funzionalità normale all’origine.
Gli spaziatori utilizzati, per l’87% di tipo non articolato, avevano un contenuto in cemento di 40-400 grammi con associazioni di antibiotici in dosi comprese tra 5 e 46 grammi per paziente, costituite da vancomicina addizionata con gentamicina nel 71% dei casi, con tobramicina nel 28% e con daptomicina nell’1%, e con l’aggiunta di amfotericina B in 86 spaziatori.
L’analisi di una serie di variabili, oltre alla preesistente compromissione renale, potenzialmente predisponenti all’insorgenza di insufficienza acuta nei pazienti in trattamento con gli spaziatori antibiotati, ha messo in evidenza un aumento di incidenza in presenza di obesità, ipertensione, ipovolemia perioperatoria, fibrillazione atriale acuta, idronefrosi, patologie infiammatorie, infezioni urinarie, e in presenza di diabete nei soggetti con insufficienza cronica, con effetto cumulativo delle due condizioni. Tra i fattori connessi con la procedura sono risultati a rischio i dosaggi di antibiotici superiori a 3,6 grammi per unità di cemento (40 g) sia per la vancomicina che per gli aminoglicosidi impiegati. Nessuna correlazione significativa, invece, per la presenza di un’infezione polimicrobica o fungina, l’aggiunta di amfotericina, il tipo di antibioticoterapia sistemica, la durata della permanenza dello spaziatore, il reimpianto dello spaziatore.
Monica Oldani
Giornalista Tabloid di Ortopedia